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Antiche Tradizioni Maremmane - I Butteri Maremmani

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE

Le antiche tradizioni maremmane popolari hanno tramandato fino ai nostri tempi, eventi e feste, in cui superstizione, storia e religiosità sono un unica cosa senza alcuna differenza. Dell’antico passato vengono riproposti gare e pali, ognuno con caratteristiche specifiche. Alcuni pali si disputano a pelo d’acqua come nel caso del Palio Marinaro dell’Argentario di Porto Santo Stefano e del Palio Marinaro dell’Assunta di Castiglione della Pescaia, qualcun altro a cavallo, come al Torneo della Rosa di Alberese.  Qui, disputando un’appassionante gara di abilità equestre, si esibiscono i famosi Butteri Maremmani.

I butteri della Maremma, ultimi testimoni di un mondo di sapori e tradizioni forti, protagonisti di sfide e baldanze nelle giostre dei villaggi e di duro, continuo, solitario lavoro, con accanto gli unici veri compagni di vita: i cavalli. I butteri sono i pastori a cavallo, i mandriani, tipici della Maremma Toscana e Laziale, la cui giornata, specie nel passato, non era certo da invidiare da un punto di vista qualitativo.

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: I BUTTERI UOMINI SENZA PAURA

I butteri non sapevano davvero cosa fosse la paura, ma conoscevano benissimo la macchia. Non avevano timore di trascorrere la loro vita nella solitudine e negli intrichi delle scopaie, in sella all’inseparabile Cavallo di Razza Maremmano, tra i miasmi degli acquitrini, nelle boscaglie popolate dai cinghiali, esposti ai freddi venti invernali, o al calore delle torride giornate estive, sopravvivendo di povere zuppe contadine, di scarsi compensi, molto spesso sfruttati, e stando sempre in arcione dall’alba al tramonto, in una terra che appariva difficile, ostile, ingrata, in quella che i canti di un tempo definivano Maremma Amara.

Antiche tradizioni Maremmane - I Butteri MaremmaniI butteri, o bestiai, come si chiamavano tra di loro, lavoravano tutta la giornata, caracollavano nei territori delle grandi tenute maremmane, convogliavano le mandrie verso i mandrioli, catturavano le bestie con il laccio, si incaricavano di marcare i bovini, di scrinare i cavalli, di domarli. La sera si riunivano tutti insieme intorno al fuoco per mangiare la polenta (o altri piatti poveri maremmani come l’acquacotta) e organizzarsi per il lavoro del giorno seguente.

I compiti dei butteri erano spesso anche altri: a volte si trattava soltanto di sorvegliare i capi al pascolo, o di indirizzarli verso pascoli migliori, ma in altri casi (soprattutto durante l’inverno) dovevano anche provvedere ad alimentare con un po’ di foraggine le mandrie affamate. I butteri non indossavano tenute da concorso ippico: indossavano ruvidi pantaloni infilati negli stivali, cosciali di pelle di cinghiale o di capra, camiciotti di flanella, giacche di fustagno alla cacciatora con grandi tasche; si proteggevano la testa, la faccia, gli occhi (dalle frustate dei rovi, dalle piogge battenti e dalla polvere) con larghi cappellacci muniti di sottogola.

Tenevano appesa alla sella la lacciaia, stringevano le briglie a mazzetto con una mano e con l’altra reggevano un bastone a uncino, quando non impugnavano la doppietta. La loro fama di ottimi e spericolati cavalieri, la loro vita silenziosa, dura, solitaria, la loro presenza per secoli in una terra che per molti aspetti è ancora selvaggia, rendono la figura del buttero il simbolo più autentico e insostituibile della Maremma Toscana e Laziale di ieri e di oggi.

Fonte Dati

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: I BUTTERI DI OGGI

Da infaticabili guardiani della mandrie a custodi delle antiche tradizioni maremmane: è questo oggi il compito principale dei butteri, i famosi cow boys della costa tosco-laziale.

Cavalcano abitualmente proprio il cavallo maremmano e hanno un abbigliamento particolare composto da calzoni di fustagno, cosciali, giacca di velluto e cappello nero. Si proteggono dalla pioggia con un mantello di grandi dimensioni, detto pastràno (che ricorda il poncho dei gauchos). In mano tengono la mazzarella, un bastone impiegato per stimolare buoi e cavalli.

Quando in Maremma vigeva l’organizzazione per latifondi, pascolavano nelle distese agricole mandrie di mucche dalle corna a lira e branchi di robusti cavalli dal manto baio o morello. In ogni serrata (era questo il nome degli appezzamenti destinati al pascolo, piccole distese ricche di vegetazione lasciate incolte) potevano vivere branchi di 500 bovini o di 150 cavalli; si trattava di bestie forti e dagli zoccoli robusti, adatte alle vita in quelle terre insalubri e paludose.

Altrettanto forti e capaci di adattarsi dovevano essere i butteri (nome che significa conduttore di buoi, pungolatore di buoi), avvezzi al duro lavoro all’aperto e alle intemperie. Vivendo in simbiosi con i propri cavalli, percorrevano ogni giorno chilometri e chilometri al seguito delle mandrie.

Fra i compiti dei butteri c’era quello di tenere separati i gruppi di animali, divisi fra loro in base all’età, al sesso e alla capacità di riprodursi. Ad ogni gruppo veniva assegnato il pascolo più adatto (i pascoli più ricchi, ad esempio, erano riservati alle vacche che stavano allattando i vitelli), ed era necessario che i vari gruppi non entrassero in contatto fra loro.

Il momento più difficile della stagione era quello della merca, l’operazione di marcatura dei vitelli nati durante l’anno; forza e abilità erano doti indispensabili per compiere le operazioni, ma spesso non sufficienti per evitare incidenti di lavoro (da cui il detto: chi va alla merca e non è mercato alla merca non è stato).

Fra le leggende che riguardano i butteri la più nota è certo quella del rodeo di sfida contro Buffalo Bill: mentre si trovava in tournée in Italia con i suoi cow-boys, Buffalo Bill fu contattato dal conte Caetani di Sermoneta, che desiderava organizzare una gara di doma di cavalli selvaggi mettendo a confronto i mandriani americani ed i suoi butteri. Alla fine della competizione gli americani lasciarono ai butteri la fama di migliori domatori, scappando però con il premio e con l’incasso della serata!

Se già nel lontano 1890 ai butteri si chiedeva di dare sfoggio delle loro abilità anche per un pubblico, oltre che per la cura degli animali che custodivano, questo lato spettacolare è ormai diventato il motivo principale della loro esistenza. Le aziende che impiegano effettivamente i butteri per la cura delle bestie sono quasi estinte, ma sono nate alcune associazioni che mantengono in vita questa figura tradizionale.

In passato erano numerosi ma oggi sono pochi coloro che cercano di custodire e mantenere vive le usanze e i segreti di questo mestiere. Tra l’Ottocento e la prima metà del Novecento i butteri attraversavano le aree impervie e paludose della Maremma per condurre buoi e cavalli al pascolo, controllando che nessuno di questi andasse perso nella folta macchia mediterranea. Erano gli unici a sapere come muoversi e come sopravvivere in una terra tanto selvaggia da risultare inospitale.

Oggi sono sorte associazioni con lo scopo di valorizzare e promuovere la figura del buttero. Queste associazioni fanno esibizioni equestri al pubblico, anche in gruppo, in gare di abilità, nella doma dei puledri e nella merca (marchiatura).

Un primo scopo di queste associazioni è quello di tramandare la cultura e il folklore legati a questa speciale tradizione; nel concreto, permettono però di conoscere le attività che impegnavano la vita del buttero attraverso spettacoli e dimostrazioni di doma, simulazioni di merca, conduzione delle mandrie. Uno spettacolo davvero simile a un rodeo, ma tutto maremmano.

EVENTI DEI BUTTERI:

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: LA GASTRONOMIA MAREMMANA

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: I PIATTI TIPICI

La ricchezza dei prodotti della Maremma si rispecchia inevitabilmente anche su quella enogastronomica tradizionale. Si tratta di piatti semplici, cosiddetti poveri, che però conservano la preziosità di ingredienti genuini, che arrivano dal lavoro costante di chi ama questa terra e ne trae il meglio. 

I formaggi, i salumi, le coltivazioni, i vini toscani prodotti in queste terre, concorrono a creare un panorama culinario che sa farsi apprezzare anche fuori regione. I prodotti tipici maremmani sono un mercato in continua crescita, per la loro genuinità e per la qualità con la quale si distinguono pur nell’esteso panorama enogastronomico nazionale.

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: PRIMI PIATTI

I primi piatti maremmani si contraddistinguono per essere quasi tutti a base di pasta all’uovo fatta in casa. Pappardelle, tagliatelle, tortelli, maltagliati, ravioli, sono i nomi che più frequentemente si sentono quando si parla di pietanze tipiche toscane.

Si comincia con i tortelli maremmani, che hanno un ripieno di spinaci e ricotta di pecora, che arriva direttamente dai caseifici locali. Il condimento è, come spesso accade, a base di carne macinata di maiale oppure di vitello. Per i palati più esigenti non manca il sugo al cinghiale, una delle preparazioni più apprezzate della Maremma toscana.


Lo stesso ragù è il condimento anche delle pappardelle, che vengono preparate nella variante con il tartufo in bianco. Un piatto che non solo gratifica il palato, ma anche l’olfatto e si completa con una spolverata di formaggio caprino grattugiato.

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: ACQUACOTTA

Tra i piatti tipici della Maremma, è impossibile non menzionare l’Acquacotta, una sorta di zuppa, che ricorda la ribollita fiorentina. Il piatto si racconta essere la pietanza tipica dei butteri, e la sua preparazione varia a seconda del luogo di preparazione.

Fondamentalmente è composto di pane raffermo e verdure, dove non mancano mai, pomodori, cipolle, carote, bietole e sedano. Alcune versioni prevedono l’utilizzo dell’uovo in camicia al suo interno, e si racconta che il luogo migliore per assaporarla, sia l’area circoscritta al Monte Amiata.

ANTICHE TRADIZIONI MAREMMANE: SECONDI PIATTI

I secondi piatti maremmani sono sia a base di carne che di pesce e, tra questi, molti prevedono la carne di cinghiale. Il Cinghiale alla cacciatora, quello alla maremmana e quello stufato sono alcuni esempi. In tutti e 3 i secondi piatti si tratta di una cottura al sugo di pomodoro, per rendere la carne più tenera.

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